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L’insegnamento delle abilità sociali alle persone colpite da Autismo
di Enrico Micheli


Le persone autistiche di buon funzionamento intellettuale sono in grado di apprendere sia nozioni e conoscenze scolastiche sia abilità pratiche e autonomie negli spostamenti e nel lavoro.
E’ per loro molto difficile comprendere e adeguarsi alle necessità poste dalle regole sociali del mondo in cui si svolgono i loro apprendimenti e il loro lavoro. Questo può portare ad elevata ansia, comportamenti bizzarri e socialmente non accettati, esclusione dalla comunità e dai luoghi di studio e di lavoro.

Da questo nasce la necessità di un insegnamento delle abilità sociali.

L’insegnamento delle abilità sociali ( il "social skills training" della letteratura anglosassone) ha ormai una lunga tradizione in America e Inghilterra, dove è stato utilizzato per molte e diverse popolazioni di persone svantaggiate e in difficoltà. Strumento clinico per migliorare condizioni di ansia sociale, per riabilitare pazienti schizofrenici e depressi; strumento per prevenire disagio e delinquenza minorile, è entrato a far parte di numerosi programmi di insegnamento per disabili mentali.
Nel campo dell’autismo, dove la menomazione nelle capacità sociali è parte integrante della stessa definizione del disturbo, l’attenzione alle abilità sociali non solo come deficit ma anche come area di insegnamento è relativamente recente. Esperienze inglesi, americane e italiane confermano comunque l’importanza di questa area anche nell’insegnamento per le persone autistiche.
I training di abilità sociali nel campo dell’autismo possono dividersi in due principali filoni di studio, applicazione e ricerca.

Il primo è quello che punta , specialmente nei bambini, a un aumento delle esperienze di gioco e lavoro scolastico insieme con altri bambini , con l’utilizzo di strategie di rinforzo del comportamento sociale, di insegnamento delle abilità di svolgere il gioco o l’attività oggetto poi della relazione sociale; con l’utilizzo di strategie di strutturazione dell’ambiente per ridurre l’ansia e quindi favorire la collaborazione o l’attività sociale parallela.

Il secondo è quello che invece organizza per le persone autistiche, specialmente preadolescenti, adolescenti o giovani adulti, veri e propri training di abilità sociali, con curriculum simile a quello del training di abilità sociale utilizzato con altre popolazioni, e con accorgimenti particolari nella struttura delle sedute e dei metodi di insegnamento. Il razionale per questa scelta è l’esperienza, condivisa da chi lavora nel campo dell’autismo, del fatto che determinate abilità non presenti nel repertorio spontaneo del ragazzo autistico possono essere apprese se vengono insegnate in modo strutturato; e che le difficoltà sociali dell’autistico non derivano da un rifiuto o da una paura del contatto sociale, ma dall’assenza di capacità di comprendere o leggere le situazioni sociali e spesso da una difficoltà a sentire la motivazione al contatto sociale fine a se stesso. Se questi requisiti della persona autistica vengono rispettati, se non si pretende dal ragazzo una adesione alla "ideologia" sociale da cui siamo pervasi, il ragazzo autistico potrà imparare ciò che insegniamo e utilizzarlo nelle situazioni sociali che potrà tollerare o che avrà imparato a desiderare e ad amare.

Modello per questo tipo di intervento è quindi sia la ricerca e l’implementazione di training; e per questo il riferimento è principalmente a Spence e ad altri autori che hanno applicato il SST; sia le specificità dell’Autismo. In questo il nostro riferimento è Gary Mesibov, che ha studiato e praticato per lunghi anni training di abilità sociali con giovani autistici ad elevato funzionamento.


Il training della Spence e il training di Mc Ginnis e Goldstein.

Spence propone un training dove il pacchetto seduta si articola in parti "palestra" di situazione sociale come momenti di gioco, apprendimenti diretti e simulati, e il curriculum va dalle abilità sociali non verbali, come il riconoscimento e l’espressione delle emozioni, lo sguardo, la postura, la distanza, il fluire della conversazione, l’abilità di porre domande, alla gestione di situazioni problema. Spence ha contribuito al nostro training con uno strumento di assessment, che è stato somministrato ad ogni ragazzo prima del training.
Mc Ginnis e Goldstein propongono un modello di training in cui è privilegiato il curriculum , con un assessment basato su una check list e l’identificazione di un curriculum di abilità, per le quali sono predisposte i passi necessari per completarle con successo. Importanti sono nel curriculum di Mcginnis e coll. I compiti a casa e la collaborazione dell’ambiente.


Il training di Mesibov

Abbiamo fatto riferimento al training di abilità sociali svolto con continuità presso la division Teacch a Chapel Hill, presentato da Mesibov nel lavoro in bibliografia.
Le caratteristiche principali del training: quello di rivolgersi a persone che hanno superato le maggiori difficoltà dell’autismo, conservando bizzarrie e difficoltà sociali che impediscono loro una efficace vita di relazione .
La struttura della seduta è progettata per rispondere ad alcune caratteristiche dell’autismo. Le difficoltà sociali dell’autismo hanno radici diverse da quelle riscontrate in altre condizioni, specialmente la mancanza di motivazioni e la presenza di caratteristiche cognitive che rendono difficile la lettura delle situazioni sociali.
Organizzare quindi un insegnamento individuale prima, quindi a coppie e solo parzialmente in gruppo; e inserire l’insegnamento di abilità di conversazione in situazioni di gruppo con motivazioni pratiche e non sociali, come momenti di merenda o di uscite.


Il training del progetto

L’équipe del CTR aveva già effettuato alcuni training di abilità sociali con bambini autistici e ritardati mentali, con coetanei normali, all’interno delle scuole, con modelli
a) gioco sociale cooperativo con bambini normali come tutors
b) training di abilità sociali alla McGinnis e coll..
Meneghelli e Micheli ( 1987) avevano svolto uno studio pilota con un piccolo gruppo di adolescenti con PDD, con un training progettato sul modello della Spence..
L’obiettivo del Progetto era quello di provare un training con un gruppo di ragazzi adolescenti con diagnosi di autismo, in modo da ricavare informazioni e suggerimenti per un modulo utile di insegnamento abilità sociali.

  • Selezione: 9 ragazzi autistici sono stati sottoposti a valutazione, con età tra i 13 e i 25 anni, tutti dotati di linguaggio verbale . 6 hanno costituito il gruppo sperimentale che ha partecipato al training. I più giovani sono stati esclusi, in quanto presentavano modalità e interessi nettamente più infantili, e presentavano ansia e agitazione motoria; si è ritenuto opportuno non esporli a una esperienza utile per loro come contenuti e finalità ma inadatta per la modalità: poche sedute in luogo non abituale con un gruppo di adulti e ragazzi diverso da quello abituale di riferimento.
  • Assessment: per guidare l’individuazione delle mete per ogni ragazzo, è stata svolta una seduta di valutazione con la seguenmte batteria: AAPEP: intervista ai genitori nelle aree comunicazione, relazione interpersonale, tempo libero; AAPEP, somministrazione della scala diretta del tempo libero. Spence, Social Behavior Assessment Chart, uno strumento che include la capacità di riconoscimento di espressioni, gesti e tono della voce. Alcuni dei ragazzi avevano anche un assessment formale di intelligenza. Tre dei ragazzi hanno una intelligenza nella norma o vicina alla norma, e tre un ritardo medio. L’età era di sedici anni per tutti i membri meno uno, di 25 anni; tutti sanno leggere e scrivere. Il grado di difficoltà sociali e comunicative legate all’autismo è anch’esso molto vario.
  • I risultati dell’assessment hanno portato a scegliere il gioco sociale cooperativo e competitivo, la conversazione, lo svolgimento di attività come uscite al bar, festa e passeggiata come target del training.
  • Al di là dei contenuti di curriculum, necessariamente limitati dalla breve durata del training, è stato importante concentrare l’attenzione sugli aspetti di struttura che potessero permettere una esperienza sociale a ragazzi incapaci e non abituati a situazioni di gruppo. La seduta è articolata in momenti di lavoro individuale, a coppia, e di gruppo; il lavoro individuale e a coppia è garantito dall’organizzazione di uno spazio strutturato; la prevedibilità delle attività nella seduta è permessa da una agenda della seduta consegnata a ogni partecipante.
  • Un training le abilità sociali (vai a ....)

Bibliografia:

Meneghelli A., Micheli E. : A social skills training for adolescents with Pervasive Developmental Disorder: a pilot study. EABT, Amsterdam, 1987

Mc Ginnis E. Goldstein A.: Manuale di insegnamento delle abilità sociali ed. Centro studi Erickson, Trento

Mesibov G.B.: A cognitive program for teaching social behaviors to verbal autistic adolescents and adults . in Schopler E., Mesibov G. B. (eds.) Social behavior in Autism, Plenum 1986

 

 
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