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Integrazione e educazione: due diritti in contrasto?

di Enrico Micheli
(Estratto da AUTISMO e disturbi dello sviluppo Vol. 2, n. 2 maggio 2204
Edizioni Erickson Trento, che ringraziamo per la gentile concessione)


Indice

- sommario
- introduzione
- Conoscenze scientifiche sull'autismo e sul trattamento: una responsabilità
- L'intervento educativo nella sfera scolastica
- La valutazione delle abilità del soggetto autistico
- La programmazione delle attività educative
- Organizzazione al servizio degli aspetti tecnici
- Il problema dell'integrazione
- Integrazione: aspetti tecnici
- Conclusioni: verso una riforma
- Bibliografia

 

La valutazione delle abilità del soggetto autistico

Per strutturare adeguatamente il programma di intervento per un bambino autistico, per prima cosa bisogna valutare quali sono le abilità di partenza di questo bambino, e bisogna farlo abbastanza rapidamente, in modo da organizzare velocemente un progetto completo, e individuare le attività utili a raggiungere gli obiettivi. Se questo non viene fatto, il bambino non potrà ricevere l'insegnamento cui ha diritto; se viene fatto in tempi lunghi, l'intervento non sarà né intensivo (perché molto tempo sarà trascorso senza attività mirate) né precoce. Il bambino potrebbe ricevere questa valutazione prima de l'ingresso a scuola, o almeno nei primi giorni di scuola. È ovvio, quindi, che le persone a cui il bambino è affidato per l'intervento educativo dovranno conoscere e saper usare strumenti formali di valutazione delle abilità (Schopler et al., 1990; Mesibov et al., 1988; Sanford e Zelman, 1984; Kiernan e Jones, 1984; Ianes, 1984). Dovranno disporre anche di strumenti per valutare le abilità scolastiche; strumenti per valutare le abilità di relazione e le abilità sociali (Xaiz e Micheli, 2001; McGinnis et al., 1986). Inoltre avranno l'«occhio» per capire, quando sottopongono un compito a un determinato bambino, se quel bambino ha le capacità per farlo, se le ha emergenti oppure addirittura non le ha e quindi bisogna proporre compiti più semplici, più facili, più alla sua portata. Dovranno quindi avere capacità e pratica nella costante «valutazione informale» delle abilità necessarie per svolgere un compito a determinate condizioni. La relazione tra una adeguata e realistica valutazione delle abilità e il controllo dei comportamenti dannosi e disturbanti è ben nota; così come è ben nota la relazione diretta tra adeguatezza delle difficoltà e complessità del compito e la possibilità di una buona relazione tra il bambino autistico e gli altri.

Nella realtà empirica emergono molte problematiche. Nei casi migliori i primi mesi dell'anno scolastico passano senza che l'insegnante abbia un quadro preciso e utilizzabile delle abilità del bambino, nei casi peggiori tutto il suo percorso scolastico. Il bambino è di solito sopravvalutato, e le attività a lui proposte sono spesso al di là delle sue capacità, con un processo da parte dell'insegnante che procede per tentativi e errori e che è frustrante sia per il bambino che per l'insegnante, e che sarebbe in gran parte evitabile con l'uso di strumenti di valutazione. Raramente l'insegnante cui è affidato un bambino ha le conoscenze, la capacità e l'esperienza per effettuare valide valutazioni.

 

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